Digrignare i denti fa male?
Poche certezze e alcuni suggerimenti
Ad oggi, nonostante si legga e si senta molto sull’argomento, la valutazione e il trattamento del bruxismo, termine scientifico che indica il digrignare i denti, sono ancora in fase di studio e approfondimento.
Di certo si sa che, oltre a poter causare una diffusa erosione dei denti, il bruxismo è frequentemente associato ad altri sintomi, come dolori alla bocca o alla faccia, cefalea, disturbi del sonno. Si è dimostrato anche che lo stress o l’uso eccessivo di alcol e fumo possono peggiorarlo.
Per questo la valutazione del paziente deve essere molto accurata e il suo eventuale trattamento deve essere il meno invasivo possibile, assolutamente individualizzato e comprendere un approccio multispecialistico.
Quando preoccuparsi
Digrignare nel sonno è frequente sia nei bambini che negli adulti. Sfortunatamente l’80% degli episodi avviene senza rumori percettibili. Aggiungete poi che molti pazienti bruxisti non sviluppano dolore muscolare o altri sintomi, cosicché è probabile che molti di noi digrignino di notte senza saperlo.
Allora come fare? In occasione del controllo periodico o di una visita, segnaliamo sempre al dentista la presenza di:
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digrignamento
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dolori facciali
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cefalee frequenti al risveglio
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eccessiva sensibilità dei denti al caldo e al freddo, alle bibite acide
Che questi problemi si presentino assieme o isolati, a qualsiasi età, anche se occasionali.
Sarà lo specialista a consigliare l’opportunità di ulteriori approfondimenti.
Cosa si rischia
Le conseguenze più importanti e che richiedono un intervento sono l’usura dei denti, il dolore ricorrente alla bocca e le cefalee. E’ bene sapere anche che la presenza di bruxismo è un fattore che può peggiorare o scatenare dolori e disturbi ai movimenti dell’articolazione della mandibola.
Infine è sempre opportuno valutare anche la possibile compresenza di disturbi del sonno, di russamento e apnee ( OSAS ) , di acidità esofagea, tutti fattori che possono avere conseguenze anche gravi sulla salute generale.
Come intervenire
Il numero degli studi scientifici sull’argomento è ancora insufficiente per indicare con certezza quale tra i trattamenti proposti sia più efficace. E’ utile allora usare prudenza e orientarsi su terapie che siano meno invasive possibili e abbiano come obiettivo:
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proteggere i denti ( utilizzo di bite)
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contenere il dolore ( terapia farmacologica, fisioterapica )
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ridurre lo stress ( supporto psicologico, modificare lo stile di vita)
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eliminare i fattori peggiorativi come fumo, alcol, caffeina
Il trattamento del bruxismo quindi, può essere efficace solo quando è calibrato sugli effettivi disturbi del paziente e controllato nel tempo. Talvolta può richiedere anche l’intervento di altre figure specialistiche (otorinolaringoiatra, neurologo, psicologo) in grado di approfondire i disturbi eventualmente associati.
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